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La storia della salina



La storia di Comacchio, legata al sale fin dall’antichità, è stata molto travagliata per i continui attacchi e tentativi di conquista, dovuti alla posizione strategica di Comacchio lungo la via del commercio e alla preziosa presenza delle saline, per la produzione dell’“oro bianco”.

Non si riscontrano documenti e manufatti certi che testimonino una vera e propria produzione di sale in periodo pre-romano, ma certamente la città etrusca di Spina fu, tra il VI sec. e il IV sec. a.C., un importante snodo commerciale sulla “via del sale”.

Il primo vero e proprio documento che attesti la regolamentazione del commercio di sale è il cosiddetto Patto di Re Liutprando del 715 d.C., in cui si dichiara che i comacchiesi potevano utilizzare gli scali longobardi lungo il fiume Po, pagando dazi e tributi in sale.

Le informazioni storiche rimangono piuttosto vaghe per buona parte dell’Alto Medioevo fino a che le mire espansionistiche di Venezia mettono in evidenza quanto il sale di Comacchio fosse divenuto un fattore determinante negli equilibri geopolitici della regione.

Sentendo la propria egemonia sul commercio del sale minacciata dalla presenza di Comacchio, la Serenissima, nel 932, distrugge Comacchio e le sue saline, aumentando il pregio del sale di Chioggia e costringendo i comacchiesi a ripiegare su attività clandestine, assai meno redditizie.

Queste attività furono tollerate fino al XV secolo, quando Venezia, espandendosi nella terraferma, attuò politiche più severe, fino ad attaccare e quasi radere al suolo, nel 1482-83, la città di Comacchio, già territorio estense, durante la cosiddetta “guerra del sale”.

Nel 1598 con la fine del Ducato Estense, per volontà di papa Clemente VIII, venne autorizzata la produzione di sale nelle valli comacchiesi. Sotto il dominio dello Stato Pontificio le attività prosperarono, senza mai abbandonare però del tutto i commerci di contrabbando.

Il periodo tra il 1707 al 1796 vide invece un continuo declino del territorio adibito alla produzione di sale, tanto che di quest’ultima non ne rimase quasi traccia. Fu con l’arrivo della armata napoleonica, nel 1796, che ebbe inizio un grande cambiamento.

La Salina di Comacchio deve la sua attuale morfologia agli interventi voluti dal governo di Napoleone nel 1808: i tratti principali del progetto sono rimasti quasi inalterati fino ad oggi.

Napoleone decise, all’inizio del XIX secolo, di rilanciare la produttività del territorio promuovendo la produzione del sale con uno stabilimento alla francese, cioè a raccolta multipla: le autorità locali donarono alcuni campi vallivi per un totale di 523 ettari.

I lavori vennero svolti con l’aiuto di oltre 3000 soldati, sotto la supervisione dell’ingegnere Gerard de Bayon, il capo salinaro Bonnet e alcuni esperti comacchiesi. L’intera salina venne circondata da un argine per impedire allagamenti. Inizialmente la quantità di sale prodotta non fu abbondante, ma sufficiente a far continuare i lavori e terminare il progetto.

Il Congresso di Vienna, in seguito, restituì la proprietà della Salina allo Stato Pontificio, e avendo assunto l’aspetto e la produttività di un vero stabilimento, venne valorizzata e mantenuta attiva, conservando la struttura progettata da Bayon per diversi decenni.

Dal 1882 la Salina venne gestita direttamente dallo Stato e nel corso dei decenni subì diversi cambiamenti. All’interno della Salina era necessario un lavoro continuativo durante tutto l’anno, in quanto non solo la raccolta era multipla, ma anche tutti i lavori di manutenzione era svolti artigianalmente. Questo rendeva necessaria la permanenza dei salinari all’interno dell’area per lunghi periodi: nacque una vera e propria comunità, distribuita all’interno della Salina, con abitazioni, chiesa e luoghi di incontro.

A partire dagli anni ’60 ebbe inizio il processo di meccanizzazione della produzione e della raccolta, che andò a sostituire il lavoro manuale e, l’esperienza dei salinari, con le macchine. Dove prima erano necessarie centinaia di persone per svolgere correttamente i lavori, ora ne bastavano un numero esiguo. Da diverse decine di bacini salanti per la raccolta multipla (alla francese), si passò a otto grandi specchi d’acqua. Questo stravolgimento della morfologia causò però un ampliamento dei dislivelli tra le vasche, andando ad inficiare l’azione evaporante del vento, compromettendo l’intera produzione. La produttività divenne tanto scarsa che nel 1985 il Ministero delle Finanze decretò la chiusura della Salina di Comacchio.